17/11/98

Asparagi Verdi

di Pierina Gallina Comino T (Udine), Primo Classificato

L’autrice del racconto lancia alla nostra società di perbenisti e benpensanti un forte monito per il rispetto della vita. In Giovanni, vecchio, abbandonato e debole, identifica tutti coloro che subiscono l’arroganza, la prepotenza e l’indifferenza di chi non sa capire la speranza di un disperato amore, l’autonomia di chi ha sempre dato, la ricchezza di una vita che volge al tramonto

A 84 anni suonati, Giovanni stava in casa di riposo.
Da due milioni al mese.
La sua è una pensione minima, poca cosa rispetto a due milioni.
Tutto quello che ritira in posta, lo versa all’ospizio.
Giovanni è lì da più di un anno.
E’ sempre solo al tavolo della mensa, solo nel bianco letto della minuscola cameretta.
Eppure a quattro figli, ma a loro non chiede nulla.
Mai.
E come potrebbe?
Loro hanno già tante spese e per lui nemmeno uno spicciolo la domenica le rare volte in cui vengono a fargli visita. Già, loro non hanno nemmeno tempo!
“Pazienza”, si rincuora Giovanni.
Resta il fatto che deve pagare l’ospizio e ogni giorno ha l’incubo che lo mandino via.
Tante volte desidera una sigaretta vera, da accendere con un fiammifero.
Che non sia una cicca, insomma.
Cammina male Giovanni. Sta su con due stampelle e con quelle se ne va a spasso per i campi.
Conosce tette le erbe, le chiama per nome, ad una ad una.
Eppure non sa che farsene.
Nessuno gli crede quando elenca i meriti di quella che fa bene allo stomaco o dell’altra che fa guarire l’insonnia.
Qualche infermiera, ogni tanto, fa finta di ascoltarlo.
Ma basta che lui dica “Se vuole, gliene raccolgo un po’” perché lei risponda “Per carità, lasci stare, è meglio!”.
Tanto vale, quindi, lasciarle lì, dove le ha messe mamma natura.
Ma gli asparagi selvatici, no.
Gli asparagi sono anche buoni in primavera ce ne sono tanti nei campi dietro l’ospizio. “E’ un peccato lasciarli invecchiare”, si convince Giovanni mentre li raccoglie con pazienza, inchinandosi a fatica ma riuscendoci.
Tra le mani un po’ tremanti, avvizzite, scarne, alla fine riesce a mettere insieme alcuni mazzetti di asparagi verdi, profumati e morbidi.
“Li potrei vendere al mercato. Oppure sulla strada della chiesa”, pensa Giovanni.
Decide l’angolo più adatto e lì si accovaccia, dopo aver messo le stampelle alla propria destra, in ordine.
La gente passa davanti a lui, frettolosa.
“Prego signora, mi faccia un favore. Compri questi asparagi, sono buoni, li ho colti io”.
Ma nessuno lo guarda.
Donne, uomini lo sorpassano, indifferenti.
Capita che qualche bambino si fermi davanti a lui e, incuriosito, lo osservi come fosse un simpatico pagliaccio con un sacchetto in mano.
Gli è consentito un solo istante prima che, repentinamente venga strattonato dai genitori e portato via “Non guardare, non è roba per te”.
E Giovanni sorride fra sé e sé, ricordando come erano belli i suoi bambini, quando erano piccoli, quando gli dicevano “Papà, sei il più forte del mondo”.
Perso nei suoi pensieri, continua a starsene lì, fino a quasi a mezzogiorno.
Non ha venduto un solo asparago selvatico!
Suonano le campane e lui pensa che, a quell’ora, nella casa di riposo stanno mangiando e, quindi, sia il caso di tornare. E pure alla svelta.
Sta per alzarsi. Posiziona appena le stampelle sotto le ascelle. Si ferma.
Un suono malefico, di sirena a spron battuto, gli gela il sangue.
“Un ambulanza? Chissà cosa è successo!”
Il suono si avvicina. Si placa, viene dritto dritto verso lui.
Un’auto nera frena. Due agenti in divisa scendono e gli vanno incontro.
“Documenti e autorizzazione, prego!” chiedono.
Giovanni cerca nelle tasche la tessera d’invalidità e la consegna con orgoglio. “E l’autorizzazione,ce l’ha l’autorizzazione?”
Proprio non sa di che parlino quei due in uniforme.
Lui non sa niente di autorizzazioni.
E nemmeno sa che avrebbe dovuto chiederle per vendere i suoi asparagi selvatici.
I vigili eseguono ciò che la legge stabilisce “Allora, se non ce l’ha, deve pagare un milione di multa”.
“Ma sono tre mesi di pensione, signori carabinieri, come faccio a pagare ? E come posso stare nella casa di riposo se non dò neanche la pensione?”
“Ah! È pure maleducato! Allora le facciamo anche il sequestro della merce!”
“No, vi prego, gli asparagi no. Potrei venderli, potrei ricavarne qualche lira, a qualcuno potrebbero piacere. Vi prego, ne ho bisogno”.

Per niente addolciti dalle suppliche di Giovanni, gli agenti gli requisiscono la merce e, siccome il sacchetto è un po’ sporco e gli asparagi non rispondono alle norme igieniche, lo buttano nel bidone delle immondizie.
Senza pensarci due volte.
Senza far caso alle lacrime che gli spuntano copiose dagli occhi strizzati di Giovanni. Verbale ? Fatto!
“Tenga, vecchietto, si ricordi di pagare fra un mese oppure la sbattiamo in prigione” lo rincuora uno dei due agenti, dopo avergli consegnato in malo modo, la multa. “E se ne tori all’ospizio. E’ quello il suo posto”.
La sirena non suona più quando l’auto nera riparte.
E’ mezzogiorno. Sono tutti a casa, a pranzo.
Solo Giovanni, senza sacchetto, senza asparagi, se ne sta all’angolo della strada!

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