16/11/99

La Riconciliazione di Frate Elia

di Remo Stanziani Bologna, Secondo Classificato

L’autore di questo racconto storico si è ispirato agli ultimi momenti della vita del terzo generale dell’Ordine: frate Elia. Architetto colto e geniale guida intellettuale e successore di Frate Francesco, estromesso dall’Ordine, causa di lotte intestine tra i fratelli della prima ora, scomunicato dal Papa.
La mancata benedizione e la profezia del Santo di Assisi puntualmente si erano avverate nella vita tormentata di quest’uomo: “ la tua ragione ti perderà. Io prego affinché tu non sia dannato, quando abbandonerai l’Ordine “. Un messo papale negli ultimi istanti gli legge presso un letto di dolore, la riconciliazione e la reintegrazione nella Chiesa, con la partecipazione ai Sacramenti. Riconoscere il proprio peccato e i propri errori è l’arma vincente e la manna nascosta per ottenere il perdono di dio e dei fratelli.

Il suo sguardo annebbiato non gli permise in un primo momento di distinguere i lineamenti della figura ma quel tono di voce aveva desiderato ascoltarlo fin dal giorno della morte di lui: “Frate Elia, Frate Elia” lo incita l’ombra scuotendolo per il ricco abito che forse aveva addosso. Ma di questo non poteva essere sicuro,. L’anima sua stava abbandonando la dimora terrena in mezzo a indicibili sofferenze, niente a paragone di quelle da cui Frate Francesco si era impegnato a sottrarlo con le sue intercessioni. Eppure non volle credere a quello che il santo Frate gli aveva detto tanti anni prima. Elia credeva ciecamente al proprio libero arbitrio, alla forza della propria ragione; non poteva immaginare che la forza del nemico fosse così subdola da ingannarlo con le stesse armi che egli credeva di poter adoperare per difendersi.
L’aveva detto Francesco anni prima: “La tua ragione ti perderà. Io prego affinché tu non sia dannato, quando abbandonerai l’ordine”. Purtroppo era vero; il lume della sua ragione l’aveva reso cieco; l’eccessivo orgoglio per le proprie doti intellettuali l’aveva tradito. E tutto quello che Francesco gli aveva predetto si era puntualmente avverato. Quando in punto di morte Francesco volle benedire il suo successore ed ebbe la testa di lui, di Elia, sotto la sua mano disse:”Questi non è il mio successore, portatemi Bernardo”; fu detto che Francesco avesse perso in punto di morte la sua lucidità; fu detto che non riconobbe il capo del proprio Vicario, ma non fu così. Solo orasi rendeva conto del motivo per cui Francesco l’aveva fatto; non perché l’odiava, ma perché l’amava: voleva proteggerlo da se stesso, dai suoi grandi ideali, da una sete di giustizia e una vitalità a stento tenute a freno. Quando fu il suo turno di prendere sulle spallala croce di Francesco e guidare l’ordine credette che le profezie del Santo non potessero più verificarsi. Era mai possibile che un Ministro generale apostatasse l’ordine che aveva guidato? Sembrava impossibile eppure accadde.
Eppure lui aveva fatto del proprio meglio per guidare i suoi confratelli; ma proprio sotto di lui esplosero le contraddizioni interne, le dispute con gli Spirituali, i primi ammazzamenti guidati dal potere secolare. Fu chiamato addirittura assassino dai suoi confratelli, quando a Roma fu estromesso. Ma ancor più grande della perdita del comando dell’ordine fu turbato dal fatto che lui, Frate Francesco, glielo aveva predetto: aveva fatto del suo meglio e tutto andò a rotoli; perché Dio l’aveva trattato così? La sua rabbia esplose; ormai Satana l’aveva in pugno con la sua arma più efficace, la più vecchia: “Ti darò tutti questi regni se chinandomi mi adorerai” ed egli si era chinato di fronte al potere temporale, schiavo delle dispute del suo tempo. Abbandonò l’ordine, articolò parole di fuoco all’indirizzo del papa e divenne nient’altro che un cortigiano alla corte di Federico II. Era stanco, sfiduciato, non credeva più a lui, a Francesco povero illuso. Non credeva più in Dio.
E fu allora che iniziò ad ammalarsi. Fu allora che iniziò a capire.
“Frate Elia, state bene?” gli fece l’ombra. “Frate Francesco, siete voi?” “No frate Elia; vengo con la risposta del sommo pontefice”. All’improvviso ricordò. Le discussioni, le scomuniche.. riuscì ad intuirne il senso.
“Cosa ha detto il sommo pontefice?” “Siete perdonato, frate Elia, potete accostarvi ai sacramenti”.
Aveva ottenuto il perdono del Santo Padre per questioni che ora gli apparivano di una importanza minima, quasi una futile cosa che gli era valsa ben due scomuniche. Si rendeva conto ora, al definitivo tramontare della sua lunga vita che il motivo per cui aveva seguito Francesco tanti anni prima era racchiuso in quello che si apprestava a compiere ora, in un rito celebrato tante volte, e al quale ora si avvicinava come l’ultimo dei fedeli.
Il giovane recito l’antifona, poi la preghiera dei fedeli, poi tutto il resto, fino alla predica, che il sacerdote volle ispirare alla cena di Betania; fu una sparata retorica sul diritto della Chiesa a detenere il potere secolare e con esso onori e ricchezze, tale da far rivoltare le budella al meno spirituale dei Francescani, ma ormai a Frate Elia tutto questo non importava più niente. Si era confessato, era al tramonto della sua esistenza, la sua dimora terrena si era andata sgretolando ogni giorno di più, a partire dal momento della morte di Francesco. Il Santo tanti anni prima gli aveva predetto la sua apostasia, gli aveva predetto i rischi per la sua anima, gli aveva garantito la sua intercessione. E questa era l’unica cosa che gli importava.
Sapeva di avere poco da vivere, sapeva di avere sbagliato tanto, e chiedeva contrito perdono a Dio per i propri errori. Anche questo Frate Francesco gli aveva predetto, il suo pentimento, il suo perdono.
Ed ora, all’istante di accostarsi forse per l’ultima volta al Santissimo Sacramento, tuta la propria travagliata esistenza acquistava un senso nuovo, come se tutto fosse stato preordinato in vista di questo momento.
Il momento del ritorno al Padre.
E’ storicamente accertato. Frate Elia, terzo ministro generale dell’Ordine Francescano ed uno dei primi discepoli di Francesco morì riconciliato, il martedì di Pasqua 22 Aprile 1253.

Nessun commento: