16/11/01

Kosovo 99

di Mario Giorgio – Caltanissetta, Primo Classificato

La guerra, con tutto il suo scenario di violenza e odio, è sempre un’esperienza terribile in qualsiasi epoca o in qualsiasi luogo. La morte e la distruzione hanno lo stesso tragico volto sia a Kukes, che a new York che a Kabul, e il dolore delle madri e dei bambini, non conosce differenza di razza, religione o nazionalità. Nonostante tutto la speranza di un futuro migliore veglia sempre fra le macerie delle violenze umane.

Si, lo so,
queste parole non fermeranno l’odio,
non fermeranno mani violente,
non daranno vita ai morti.
Ma cosa rimane se non pregarti, mio Dio…
Sono rimasto solo, Signore,
a gridare sulla strada di Pristina
invocando “Pace!”
mentre fioccano dal cielo tonnellate di morte.
E non arriva silenziosa,
con drappi neri e la falce in mano,
ma in aeroplano o con cingoli stridenti,
chiusa in ogive d’acciaio,
in spolette innescate,
nell’urlo delle madri,
nei volti spauriti dei bambini.
Allora,
dove sei, mio Signore..?
Nel campo di Kukes
L’oggi è al tramonto.
Ed un altro giorno
È passato…
Sono ancora vivo
E la speranza veglierà fra le tende,
un’altra notte…

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