16/11/01

Rosa d’Irlanda

di Giacalone Elisa - Marsala (Trapani), Seconda Classificata

Interessante sviluppo di una storia scritta con grazia e centrata su un incontro reale dopo contatti virtuali su internet. L'autrice sa giocare al lettore un simpatico colpo di scena proprio nel momento culminante del racconto: e ci riesce con misura, senso "teatrale" del tempo e una... strizzatina d'occhio.

Le sei meno sei segnava l’enorme orologio affisso su una delle pareti dell’Aeroporto Punta Raisi di Palermo. Il giovane alto in divisa di tenente dell’Aereonautica alzò il viso abbronzato stringendo gli occhi per notare l’ora esatta. Il cuore gli batteva con una violenza che lo turbava. Tra sei minuti avrebbe visto la donna che negli ultimi quindici mesi aveva occupato un posto tanto importante nella sua vita, la donna che non aveva mai visto e che tuttavia era stata per lui un sostegno continuo.
Che modo strano però di imbattersi l’uno nell’altra…
Un incontro telematico. Il tenente Croce stava finalmente imparando ad assaporare i suoi attimi di relax. Da quando, poi, aveva scoperto che la multimedialità e la telematica non erano oggetti per pochi eletti, ci si era buttato a capofitto. Aveva trascinato amici lontani e vicini in questa avventura virtuale. Lontano dal lavoro, il suo temperamento cambiava radicalmente. Aveva voglia di giocare, immergendosi in una diversa realtà lontano dal vivere quotidiano. E poi impazziva per tutti quei nickname (Luna73, Fiordaliso, Blue, Mr Psyco, Licia, blackman.. e chi ne ha, più ne metta). Un vero spasso! Che voglia di lasciarsi trasportare dalla fantasia, conoscere gente per mezzo di una tastiera e di un monitor, immaginare un volto dietro quelle parole che prendono vita nello schermo. Trascorreva delle ore a chiacchierare…
Ops.. chattare è il termine corretto. Ma una sera, un nuovo nomignolo era apparso nella lista degli utenti collegati alla chat Rosa d’Irlanda. In quello stesso istante Franco si presentò chiedendole di poterla conoscere meglio e da allora ebbe inizio la loro storia. Rosa d’Irlanda, come già preannunciava il nick, era una ragazza irlandese che chattava per imparare l’italiano. Era un’infermiera. Quando ricevette il messaggio rimase piacevolmente sorpresa dalla semplicità del nickname del suo nuovo interlocutore: Franco, un nome che sapeva di pulito, naturale, assolutamente non ricercato. Cominciarono così a raccontarsi le loro giornate, i loro sogni, le delusioni, le loro vite.. Le mani scorrevano veloci sulla tastiera e, giorno dopo giorno, quello che inizialmente fu un relax, un modo per spezzare la monotonia, divenne un’esigenza. Poi le lettere,i regali per il compleanno. Ora avrebbe sentito la sua voce. Le sei meno quattro… Una ragazza gli passò accanto e il tenente Croce trasalì. Portava un fiore ma non era la rosa rossa, come avevano stabilito. E poi dimostrava appena diciott’anni, mentre rosa d’Irlanda gli aveva detto di averne 30. “Che importa? – aveva risposto lui -, io ne ho 33”. Ne aveva 28. Non voleva rischiare di perderla, fosse stato anche per quei due stupidi e insignificanti anni. Voleva approfondire quel dolce, dolcissimo legame. Non aveva mai creduto che una donna potesse leggere nel cuore d’un uomo con tanta tenerezza e comprensione. Per quindici mesi era stata la sua fedele corrispondente. Ma lei aveva opposto un netto rifiuto a tutte le sue preghiere per avere una fotografia. Gliene aveva spiegato la ragione. “ Se c’è qualcosa di serio nel sentimento che hai per me, il mio aspetto non ha importanza. Supponi che io sia bella. Sarei sempre ossessionata dall’idea che hai puntato su questa possibilità e non sono alla ricerca di un amore del genere. Supponi che io non sia bella e allora rimarrei sempre col timore che hai continuato a scrivermi perché ti sentivi solo e non avevi nessun’ altra. Quando un giorno verrò in Sicilia a trovarti mi vedrai e deciderai”. Sembrava un evento così lontano e invece.. Un minuto alle sei… Il tenente Croce tirò una boccata nervosa dalla sigaretta. Poi il suo cuore dette un balzo. Una giovane donna veniva verso di lui. Era alta e snella, i capelli biondi ricadevano a riccioli dietro gli orecchi delicati. Aveva gli occhi azzurri come fiordalisi, le labbra e il mento modellati con dolce fermezza. Nel suo abito verde pallido sembrava l’incarnazione ella primavera. Il tenente Croce le andò incontro, dimenticando di notare che non aveva la rosa rossa; e al suo avvicinarsi un sorrisetto invitante increspò le labbra della ragazza. “ Sta venendo verso di me?”mormorò. Franco fece un altro passo verso di lei. E allora vide Rosa d’Irlanda. Era ferma dietro la ragazza, una donna ben oltre la quarantina con i capelli grigi ficcati sotto un vecchi cappello. Era più che grassoccia, calzava vecchie scarpe col tacco basso e aveva grosse caviglie. Ma portava una rosa rossa al risvolto del cappotto sgualcito. La ragazza dal vestito verde si allontanava in fretta. Franco ebbe l’impressione d’essere diviso in due, tanto forte era i desiderio di seguire la ragazza e pur tanto profondo il sentimento per la donna che con le doti suo spirito gli era stata davvero compagna e sostegno. Ora quella donna era lì. Vedeva che il viso pallido e rotondo era dolce e sensibile, negli occhi le brillava un caldo sorriso.
Il tenente Croce non esitò, strinse fra le dita la copia sgualcita di Schiavo d’amore (il libro regalatogli da lei per il suo compleanno), che doveva servigli per farsi riconoscere. Questo non sarebbe stato amore, ma qualcosa di prezioso, un’amicizia di cui era stato e doveva sempre essere grato… Raddrizzò le spalle, salutò militarmente e tese il libro verso la donna, sebbene mentre parlava sentisse l’amarezza ella delusione. “Sono il tenente Franco Croce e tu … tu devi essere Rosa d’Irlanda. Sono molto contento che tu sia venuta. Posso… posso invitarti a pranzo?” Il viso della donna s’allargò in un sorriso benevolo. “ non capisco davvero cosa stia accadendo” gli rispose. “Quella signorina vestita di verde mi ha pregato di mettermi questa rosa sul cappotto. E mi ha detto che se un tenente con un libro in mano mi avesse chiesto di andare con lui, avrei dovuto rispondergli che Rosa d’Irlanda l’aspettava in quel ristorante lì di fronte. Ha detto che questa era una sorta di prova”.

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