16/11/01

La Forma

di Vecchiotti Wilma – Pescara, Terza Classificata

Racconto teso, inquietante, scritto con forza e intelligenza da una scrittrice animata da una interessante capacità visionaria. La scrittura è ferma e serrata, attenta e lucida, pur nel dolore che la sottende.

Le pasticche non hanno fatto molto effetto;do l’orologio sul comodino, le lancette segnano le due di notte: ne ho di tempo fino all’alba per i ricordi. – Quali ricordi? – mi chiedo sorridendo amara.
Essi sono spariti, dissolti come fragili bolle di sapone; li cerco, scavo nella mia povera mente nell’illusione di qualche segno, di qualche indizio ma è tutto inutile.
Un senso di vuoto e di rassegnata impotenza tornano come sempre ad assalirmi; ho cancellato i miei ricordi e mi sento come un albero autunnale insensibile al dolore della potatura dei suoi rami.
Devo invece ricordare, ricordare quella terribile colpa per soffrire, passare attraverso il dolore più cocente, quello terribile e straziante che mi devasterà l’anima. Una sensazione improvvisa: c’è qualcuno nella stanza.
Il terrore di colpo mi fa imperlare la fronte di un gelido sudore, le tempie mi pulsano, il cuore sembra impazzito, ho la gola chiusa da un urlo strozzato che si rifiuta di venire fuori… poi la vedo e stranamente la paura sparisce.
Dall’angolo più lontano della stanza una strana Forma di buio si stacca dalla parete e lentamente, molto lentamente, avanza nella mia direzione e io mi sorprendo ad aspettarla pronta, disponibile e morbosamente curiosa di provare, conoscere tutte le sfumature più sottili e sofisticate del dolore che la strana Forma di buio, ne sono certa mi infliggerà.
La Forma continua a scivolare silenziosa e leggera fino a raggiungermi; ora la la sento vicina, mi alita sul collo; un soffio gelido, di morte.
Ignoro il brivido di terrore che mi corre improvviso lungo la schiena, so cosa mi aspetta, chiudo gli occhi e mi abbandono totalmente ad essa, a quella Forma che mi darà finalmente quello che cerco inutilmente da tanto, troppo tempo: il dolore.
Sento invece un piacere infinito mentre dolce e prepotente, la Forma s’insinua i n me, mi invade tutta in modo totale imprigionandomi nella sua impalpabilità che annulla ogni peso e cancella i pensieri.
Non posso illudermi, non merito questa paradisiaca sensazione; intuisco che il dolore è lì, pronto ad aggredirmi e l’idea mi sconvolge ma nello stesso tempo voglio assaporarlo al più presto.
La Forma custodisce alla perfezione il dolore come un prezioso regalo, ma sa che non è ancora il momento di donarmelo; essa conosce bene il suo compito e lo porterà al termine.
E’ gelosa, gelosa e possessiva, io sono la sua preda e avverte che non le appartengo ancora completamente, vuole, pretende la mia attenzione tutta per sé e sa come ottenerla.
Si agita perciò dentro di me con rinnovata forza e sapente maestria indugiando a lungo nei suoi movimenti fino a farmi sciogliere nella sua dolcezza e precipitare nel nulla.
Ora mi sembra di fluttuare nell’aria e la stanza non ha più soffitto, intravedo attraverso una nube dorata uno spicchio azzurrissimo di cielo dove nuvolette grigio-rosa disegnano stupendi arabeschi.
-E’ l’alba! – penso – Stavo sognando e la Forma non esiste - .
Un senso di angoscia mi attanaglia la gola fino quasi a soffocarmi e temo di essermi illusa, invece sento fisicamente reale quella Forma dentro di me, presente come padrona incontrastata, forte e severa ma anche rassicurante e tenera, quasi materna.
Ne avverto la leggerezza e nello stesso tempo il peso, quel peso che mi opprime, che mi rende inerte e piacevolmente inchiodata a qualcosa che mi sembra il mio letto.
Il mio corpo è come sparito, annullato, inglobato, inghiottito dalla forma eterea, invisibile, quasi irreale che se ne sta immobile come in attesa di qualcosa: è consapevole del piacere che mi dona e che forse riceve a sua volta.
Mi chiedo cosa può volere la forma da me in cambio del regalo che sta per donarmi¸io non posso darle niente, sono donna cattiva, immonda, devo solo espiare, estirparmi l’anima, questa mia anima ormai immemore del passato, persa nel languore dolce e profondo del presente.
La strana Forma di buio gongola perché sono ormai diventata materia inerte nelle sue mani, facile da plasmare, docile e palpitante, spossata dalla lunga attesa ma finalmente pronta a ricevere il suo regalo.
Un breve sussulto dopo tanta pace: è il segnale che aspettavo. Trattengo il respiro e la Forma si scatena…
Di colpo la stanza prende a roteare vertiginosamente, la Forma inizia a scuotermi, a martoriarmi, mi scaglia con forza contro le pareti, poi di nuovo sul letto, sul soffitto per farmi rimanere lievitata a mezz’aria, infime mi getta in un tubo profondo, gelido e bollente allo stesso tempo che mi porta in basso, giù… nel buio più profondo.
E’ innaturale ma non ho paura perché sono consapevole e sicura di poter trovare finalmente quello che cerco: la Forma mi accontenterà.
Non riesco a vederla, a toccarla per la sua inesistente fisicità ma la sento imperiosa in ogni più piccola parte del mio corpo.
Il mio corpo, il mio povero corpo martoriato, attanagliato, avvinghiato da una morsa tremenda e macigna che tuttavia non riesce ancora a infliggermi il dolore, quel dolore violento, devastante, incontenibile, temuto ma necessario e l’attendo in un fiducioso e trepidante abbandono.
La Forma incredula e stizzita per la sua inspiegabile incapacità di soddisfare le mie aspettative continua ad infierire furiosa e testarda su di me, vuole accontentarmi, deve riuscirci, trovare la chiave per annidarsi nel più profondo della mia anima e… soddisfarla.
Perspicace intuisce che in me c’è una lotta: il mio corpo desidera essere straziato, disfatto, vuole soffrire, gemere fino allo spasimo, l’anima invece no; essa non cede, lotta ancora e il dolore anche se spasmodicamente cercato e implorato per me diventa irraggiungibile.
La strana Forma di buio avverte tale duplicità ma insiste caparbia e paziente poiché è certa del mio cedimento: troppo grande è il desiderio che si agita in me, impellente quasi quanto il suo di sentirmi urlare, implorare, vedermi sottomessa, annullata, annientata, arresa anche nell’anima per potersene impadronire.
Si avviluppa improvvisamente su se stessa – ha escogitato e messa in atto una subdola ma sicura strategia – diviene sempre più piccola, eterea, evanescente… fino a sparire.
Sento il mio corpo gemere per la mutilazione improvvisa: la Forma mi ha abbandonata.
La mia anima esulta, il mio corpo invece è prontamente assalito da una nostalgia struggente che si irradia, improvvisa e veloce, fino all’anima che viene finalmente coinvolta in un desiderio smodato di riavere la Forma, di sentirla ancora vicina.. è la resa totale.
Niente è più importante; il presente, il passato, è tutto sparito, dissolto, esiste solo lei: la strana Forma di buio.
La prego, la supplico di tornare; deve ritornare, tornare ad assalirmi, a scuotermi, ad imperversarmi, a distruggermi.
Mi aspetto che cresca in me, in tutto il mio essere, che aumenti spaventosamente come una rovinosa marea fino a sommergermi l’anima: non posso più fare a meno di lei e del suo regalo.
Ecco, la Forma tanto evocata è tornata, ora è più decisa e sicura e questa volta, guidata dal disperato desiderio del corpo ma anche dalla volontà dell’anima, penetra a fondo in me lentamente, inesorabilmente con la violenza di un fiume in piena e mi strappa finalmente un grido agghiacciante, spaventoso, incontenibile, cupo, prolungato, disperato ma grato e liberatorio.
Il dolore, quello vero, grande, terribile, il solo che poteva colpirmi l’anima.. sta arrivando.
Ormai mi sovrasta, dilaga in me, cresce, lievita a dismisura, s’insinua nella mia pelle, nelle mie viscere, nel mio cuore, avanza sempre più subdolo e mi avvolge dolce e accattivante nelle sue spire poi, spietato si arresta improvviso lasciandomi il corpo disfatto ma l’anima ancora intatta, sconvolta dal desiderio in un crescendo di attesa spasmodica.
La Forma sadica e vendicativa indugia ancora, vuole e deve spadroneggiare su di me per punirmi della tentata resistenza della mai anima.
Il desiderio del suo dono deve essere per me così totale da uccidermi perciò rallenta, malvagia, ancora di più il suo cammino.
Interrompendolo per brevissimi o eterni attimi… ritarda per pregustare a lungo e appieno il momento della soddisfazione di entrambe.
Una luce abbagliante che si frantuma in miriadi di scintille, un’esplosione violenta, un’ immensa voragine… la Forma ha raggiunto trionfante la mia anima e delicatamente vi depone il suo dono.
Quella mattina eri molto in ritardo, innestasti in fretta la marcia indietro; il gioioso sorriso svanito all’istante negli occhietti increduli e accusatori del tuo bambino…
La strana Forma di buio torna a celarsi nella parete più lontana della stanza.

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