12/10/05

Rosso brillante

di Petruzziello Carla di Salerno, Primo Classificato

Il tema della luce è il leitmotiv del racconto breve che ha per protagonista una ragazzina quindicenne che, non a caso, si chiama Lucia. Quasi tutto “brilla” nella sua vita: è brillante a scuola, preferisce distinguersi per l’originalità dei suoi elaborati piuttosto che brillare di luce riflessa copiando dal lavoro altrui; in casa e fuori brilla per la sua sobrietà, per il suo rispetto per le regole, per il suo buon senso. La parte “oscura” della sua vita è rappresentata dalla sua famiglia: la sorellina spiona non brilla certo per complicità e solidarietà con Lucia; i genitori, che non avrebbero motivo di lamentarsi di lei, usano una sua piccola trasgressione per perdere il lume della ragione e cominciare a litigare, chissà poi per quale altro reale motivo. Nasce da qui il suo desiderio di fuga, la necessità impellente di uscire dall’oscurità e perdersi, luce nella luce, in una luna piena, candida, materna.
Per aver rappresentato con sapienza, attraverso un’indovinata metafora, la solitudine che spesso attanaglia gli adolescenti che a volte non si riconoscono né in casa né tra i coetanei, una solitudine che a volte però innesca meccanismi che conducono verso un percorso di crescita e di emancipazione.

“ Basta non lo sopporto! Questa volta è troppo!” Lucia sbatté la porta della sua stanza. Fuori, la discussione fra i suoi genitori continuava, con toni di voce alterati. Per no sentirli, si calcò sulle orecchie le cuffie del lettore cd. Tutto per un puntino rosso brillante…
I suoi non avevano motivo di lagnarsi di lei. Lucia non portava jeans stinti e strappati, né maglie corte aderentissime.; non pretendeva il motorino, e, a costo di sembrare ai compagni di liceo un’aliena, non fumava. Non aveva mai rubato un lucidalabbra in profumeria e non aveva mai tirato l’alba in gita scolastica. Anzi, in verità, le piaceva studiare, e raramente copiava un compito, perché ci teneva ad essere originale.
Ma – è questo il punto – adorava i luccichii. Li adorava, come una gazza ladra reincarnata in una ragazzina di quindici anni. Nelle sere di luna, prima di dormire, si affacciava a contemplare le stelle e il tremolio di luci sul maree all’orizzonte. Aveva polverine dorate da spargere sul viso, paillettes cucite a mano sulle felpe, anelli sfavillante alle dita.
Da due giorni, poi, aveva fatto la follia: un piercing! Nonostante il divieto dei genitori, si era regalato un puntino rosso brillante nell’ombelico. Rosso come il suo piccolo cuore, e brillante come i suoi giovanissimi sogni..
Ma adesso era scoperta. La sorellina smorfiosa le aveva fatto la spia. “ non mi resta che fuggire! Sparire nel nulla ! “ Guardo per qualche istante il riquadro della finestra, familiare. Poi riempì lo zaino, si buttò un pullover sulle spalle, attese che tutto fosse buio e silenzio, scese pian piano le scale e fu fuori nella notte.
Le strade, immerse nella sonno, erano deserte, l’aria di primo autunno umida e tiepida. Sull’asfalto lucido di pioggia, una striscia d’argento –la luna piena – guidava i suoi passi; incantata da quei riflessi opalescenti, trasognata, Lucia la seguiva. Camminava lieve e intenta, come su una scia di stagnola scintillante. Continuò per ore senza fermarsi, mai.
All’alba del mattino dopo, quando i suoi cominciarono a cercarla, il cielo era denso di mille goccioline luccicanti. Nuvole scure nascondevano le colline. Di Lucia e del suo zaino non c’era traccia. Bassa sulla città, la luna piena, candida, misteriosa, risplendeva ancora; e proprio nel centro aveva, visibilissimo, un puntino rosso brillate.

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