16/11/02

Come quando fuori piove

di Brescia Lorella di San Salvo (Chieti), Prima Classificata

L’autrice un questa favola sviluppa il tema dell’amore. Per poter vivere con l’amato bisogna essere pronti anche a sacrificare un po’ di noi stessi e della nostra natura

“Un dì Carolina, rovistando in un cassetto, trovò due mazzi di carte: uno francese e uno napoletano. Che farne? Certo, un bel castello! Ma un castello unico al mondo, a piani alterni di carte da poker da scopone.
Fu così che il cavalier di coppe vide, a far da solaio sopra la sua testa, la donna di picche:
- Siete incantevole madamigella – le disse – volete sposarmi?
Quella non ci penso neppure un attimo:
- Picche! – fu la sola parola che le uscì di bocca.
Il cavalier di coppe ci rimase un po’ male, ma poi pensò che per riconquistare una donna così bella bisognava farle almeno un dono:
- Madamigella – fece tornando a rivolgersi a lei – vi offro il tre e i cinque di denari, son qui lustri lustri per voi.
- Come osate screanzato offrirmi dei denari? Picche è la mia risposta!
Pietre preziose, ecco cosa ci voleva per un a donna nobile ed elegante, pensò il cavaliere:
- Il dieci di quadri, che nella simbologia delle carte vuol dire diamanti, sarà vostro per un sol bacio madamigella.
Ella si sforzò di controllarsi per un attimo, pareva simpatico in fondo, ma poi sbottò:
- Come potete pensare che l’amore di una dama si possa conquistare con doni preziosi ? Picche è la mia risposta!
Costei è la dama di picche, pensò allora il cavaliere, che tradotte in carte napoletane vuol dire spade. Ecco un dono adatto a lei!
- Madamigella abbiate la bontà di accettare il tre di spade. In fede mia, in tutta Toledo non vi sono lame migliori di queste.
- Che screanzato! Che se ne dovrebbe fare una gentildonna di simili spiedi? Picche vi rispondo messere! – fu ciò che le uscì di bocca, ma il suo animo avrebbe voluto essere meno duro.
Che sciocco! Pensò il cavaliere, una donna non è mica un rude soldato? Ci voleva qualcosa di più romantico del freddo acciaio:
- Madamigella – cominciò tornando a pararle – ho qui il sette di fiori e il corrispettivo sette di bastoni. Vi prego, prendeteli.
Certo, quell’uomo si faceva in quattro per compiacerla. Doveva amarla davvero molto, avrebbe accettato volentieri l’omaggio floreale, ma dalla sua bocca uscì ancora:
- Picche!
Il cavaliere chinò il capo sconsolato. Stava per arrendersi, quando pensò di giocarsi l’ultima carta:
- non mi rimane che la mia coppa madamigella. Coppe, in carte francesi è come dir cuori. Vi prego, abbandonate ogni rancore e prendetela.
Quanto avrebbe voluto dirgli di sì. Cercò di guardarlo negli occhi, ma non ci riuscì, poiché lei, donna di picche, sola fra le quattro carte del mazzo francese, guarda sempre verso destra, proprio come il napoletano cavalier di coppe. Scorgeva appena la sua casacca verde e oro, e quei simpatici baffetti sotto il berretto rosso piumato. Così finì per ripetere ancora una volta.
- Picche!
Il cavalier non osò aggiungere altro:
la donna scoppiò in lacrime:
- Jolly – chiamò – fatemi ridere! – ordinò.
Il giullare allora le cantò allegre filastrocche, le fece vedere giochi di prestigio, si esibì in mille acrobazie, le mostrò l’abilità della sua scimmietta ammaestrata, arrivò a raccontarle storielle un po’ scollacciate…. Ma quella non rise.
- Che avete mia signora? – le chiese allora – Che vi cruccia?
Lei tra un singhiozzo e l’altro gli narrò tutto il suo tormento.
- In tutto il castello non v’è che una sola carta che vi possa aiutare mia signora – le confidò il jolly – ma va presa con le molle perché è un po’ matta.
La donna di picche, udite queste parole, si rivolse a chi di dovere:
- Potente re di denari – cominciò – voi che comandate a sette e mezzo e unica carta nel vostro mazzo potete cambiar valore a vostro piacimento; fate ch’io possa mutare il mio seme, e con esso il mio atteggiamento verso il cavalier di coppe.
- Grande è il mio valore, ma più grande ancor è l’amore. Voi dunque l’amate? – chiese la matta.
- Ahimè messere! Io non sono capace di amare, ma se avessi anch’io un cuore…
- E sia: d’ora in poi voi sarete donna di cuori, e mai più risponderete picche!!!
- Grazie infinite vostra maestà!
- E non chiamatemi maestà! Qui il valor mio non è che mezzo punto…
Fuori pioveva. Un soffio di vento dalla finestra socchiusa e il castello crollò. Il fruscio fece svegliare Carolina.
Strano però: conta e riconta mancavano un nove napoletano e una regina francese

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