16/11/03

Archeologia Post-Atomica

di Lorella Brescia di San Salvo (Chieti), Seconda Classificata

Un richiamo al bellissimo e coinvolgente romanzo di fantascienza Un Cantico per Leibowitz, di Walter Miller, è necessario e conseguente dopo aver letto Archeologia postatomica. Ma mentre nel Cantico la cosa misteriosa in cui l’uomo del futuro si imbatte è la parola fall-out, la velenosa nube radioattiva postatomica, trovata scritta in un rifugio atomico non si sa quando né da chi, in ogni caso prima che l’umana pazzia prendesse il sopravvento sulla ragione, in questo racconto, lungo appena una pagina che si legge tutta d’un fiato, la cosa misteriosa, il demone del momento che l’archeologia è riuscita a dissotterrare dalla notte dei tempi, è una sfera di cuoio, visto dallo studioso postatomico come un feticcio per esorcizzare il demonio, anzi per prendere a calci il demonio in uno spazio erboso chiamato stadio, stracolmo di gente irragionevolmente impazzita e urlante.
Anche qui, come il Miller del Cantico, l’Autore del nostro racconto fotografa il futuro in maniera che la grande planetaria sciagura che avrebbe colpito l’umanità, la c.d. grande guerra della quale sarebbe rimasto solo uno sbiadito ricordo, non abbia spazio nella mente dell’uomo che rimarrà dopo che il fall-out avrà spopolato gli stadi di tutto il mondo.

<< Professor Moroni sono venuto appena possibile, come mi ha chiesto. Lei ha accennato a una scoperta sensazionale, addirittura la scoperta del XXXV secolo! Non mi dica che ha finalmente svelato il segreto degli stadi, le grandi strutture a gradoni presenti anticamente in tutte le città d’Europa, ed in particolare nell’antica Italia? >>
<< Proprio così de Rossi mio Fido assistente. In tali luoghi si radunavano grandi masse di persone, talvolta fino a 80.000 ed oltre.>>
<<<80.000? Cioè tutta l’attuale popolazione dell’Italia riunita in un unico sito?>>
<< Per quanto incredibile possa sembrare, è proprio esatto mio caro. Tutta quella gente si riuniva periodicamente per celebrare un rito religioso atto alla collettiva esorcizzazione della paura del diavolo. La figura del maligno era rappresentato da una pelle di bue (non a caso animale cornuto) tagliato in piccoli pezzi poi cuciti tra lo loro in modo da ottenere una forma sferica. Quindi, sulla parte centrale dello stadio, che allora era ricoperta d’erba (tipico alimento del bue, in un’epoca in cui i vegetali erano così abbondanti da poterli sprecare dandoli in pasto alle bestie) scendevano in campo i sacerdoti, in numero superiore a venti, abbigliati con casacche vistosamente colorate. Aveva così inizio il rito che consisteva nel prendere a calci il simulacro.>>
<< A calci? Ne è sicuro professore?>>
<< Certo. Il demone colpito con violenza e tenuto continuamente in movimento non doveva così avere la possibilità di cibarsi. Nei sotterranei di uno di questi stadi è, di fatto, stata rinvenuta una curiosa calzatura, certo indossata dai sacerdoti, sotto la cui suola erano stati applicati degli spuntoni metallici, una sorta di tacchetti, che certo servivano ad infliggere maggiore sofferenza al diavolo. La simbologia si concludeva spingendo il simulacro in una sorta di gabbie aperte da un lato, poste agli estremi del campo. In tal modo la gente festeggiava il ritorno del maligno agli inferi esplodendo in grida di giubilo tipo GOL. >>
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<< Si, so che la parola può apparire strana, ma credo di poterla decifrare come una sigla: Godi Ora Lucifero. La parola godi era usata chiaramente in segno di scherno.>>
<< Stando così le cose, professore, appare chiaro anche il senso della striscia di tessuto, rinvenuta a Roma, recante un’iscrizione tradotta come ARBITRO CORNUTO. Evidentemente la parola ARBITRO nella lingua dei nostri antenati era uno dei tanti modi per indicare il maligno. >>
<< Ne sono certo mio buon de Rossi. Oltretutto nell’antica città di Milano, in un sottopassaggio dei gradoni, è stato rinvenuto anche un grande foglio di carta sorretto da bastoni di legno, miracolosamente intatto dopo la grande guerra, nonostante la deteriorabilità dei materiali; esso era dipinto a righe rosse e nere e raffigura nel suo centro proprio una figura di demone con tanto di corna e forcone.>>
<< Professore, lei ha ragione come sempre. Ma mi permetta un’obiezione: nella città di Firenze è stato recentemente scoperto, sotto uno spesso strato di ceneri contaminate accumulate i9n fondo ad una gradinata esposta al vento, un grande telo, una sorta di bandiera, su cui capeggia un fiore viola dai vistosi petali. Si tratta cero di una specie botanica oggi scomparsa, ma, ecco, non credo che una figura del genere possa riferirsi al maligno.>>
<< Mio ingenuo assistente! Tu dici PETALI? Io dico CORNA. Tu dici FIORE? Io dico LUCIFERO! >>
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<< Però? >>
<< Lei parla di un rito religioso. Ma se quel tirare calci alla sfera di pelle fosse stato solo un gioco? >>
<< Non dire idiozie de Rossi>>

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