16/11/04

Kamikaze

di Brescia Lorella San Salvo (Ch), Terza Classificata

Una giovane mediorientale sembra piegarsi alla logica della vendetta terroristica della propria comunità, che la spinge ad immolarsi in un attentato dinamitardo. L’incontro con un anziano medico italiano, con il quale si confida e che vorrebbe portarla con sé in Italia, le dà il coraggio di ribellarsi e di uscire dalla spirale della violenza.
Viene raccontato quanto un gesto di generosità possa liberare dalla morsa della violenza e possa ridare fiducia e autostima, generando un forte senso di attaccamento alla vita

Mentre Parisotti le fasciava la caviglia la ragazza si decise a parlare.
<< Questa è l’ultima volta che ci vediamo dottore. >>
<< Ma no. Tornerò in Italia solo fra dieci giorni. E poi ti ripeto la mia proposta: vieni con me. Non sono ricchissimo, ma un lavoro te lo troverò facilmente: nella clinica dove ho deciso di trascorrere i miei ultimi anni di attività, nella pizzeria di mio fratello, o nel negozio di mia figlia. Per il permesso di soggiorno non ti preoccupare, una soluzione la troveremo, sono disposto ad adottarti se occorre. Credimi, sei sprecata qui. E in questi giorni dovrai comunque tornare a medicarti, c’è ancora il rischio di infezione, è un miracolo che tu non abbia perso la gamba, la scheggia ha toccato l’osso.>>
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Il medico la guardò con tenerezza: uno scricciolo di soli 19 anni.
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<< Mio cugino aspetta qui fuori. E io andrò, perché questo è il mio destino; non mi hai detto proprio tu che nella tua lingua il mio nome significa cadavere?>>
Parisotti si frugò nelle tasche e tirò fuori qualcosa.
<< Tieni – disse – questi sono 20 dollari. Non ho altro adesso Comprati un vestito colorato, alla occidentale, scopri i tuoi capelli, confonditi fra gli ebrei, e appena puoi torna qui, ti proteggerò fino alla nostra partenza.>>
Alle otto di mattina Parisotti, seduto su una panca, faticava a tenere gli occhi aperti su una cartella clinica. Poco più in là due infermiere chiacchieravano sorseggiando caffé.
<< Povero Parisotti – commentò una –ha operato tutta la notte, poi alle cinque è arrivato quel bambino: un braccio da amputare, trauma toracico e la faccia a brandelli. Sopravviverà, ma in che condizioni povero piccolo? Maledetti bastardi!>>
<< A proposito – esordì l’altra – Sai l’ultima? Meno di un’ora fa, non lontano da qui è esplosa una Panda. Già pare che fosse un Kamikaze saltato anzitempo >>.
<< Bene – commentò la prima – un bastardo in meno.>>
>> Pare che il pezzo di carne più grosso che è rimasto sia buono per gli hamburger. Tutto ciò che si può identificare sono brandelli di tessuto nero e ciuffi di lunghi capelli scuri. Lunghi, quindi… >>
<< Una bastarda in meno>> concluse la collega con un ghigno.
Parisotti vacillò un attimo.
<> Chiesero le due donne in coro, facendosi di colpo premurose.
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Da un’ora il chirurgo si rigirava nella brandina con gli occhi sbarrati. Quando l’infermiera bussò scattò come una molla.
<< Mi perdoni – disse la donna – ho spiegato alla ragazza che la gamba potevo medicargliela anch’io, ma ha insistito per vedere proprio lei, non vuol sentire ragioni. >>
Non aveva finito di parlare che il medico era già in corridoio. Salma indossava dei jeans larghissimi, una maglietta rossa scolorita, e una bandana che copriva solo in parte la sua testa rasata.
<< Questi erano stesi ad asciugare in un cortile, a quell’ora i negozi erano ancora chiusi, così li ho rubati. Ora ti toccherà adottare una ladra.>>
Parisotti stese una mano come se si aspettasse di ricevere qualcosa.
<< Che vuoi dottore? >>
<< I miei venti dollari. >>
<< Mi spiace – disse Salma seria seria – li ho spesi ieri sera. Con cosa credi che abbia pagato il mezzo capretto che ho fatto saltare in aria poco fa? >>. Poi scoppiò a ridere e abbracciò il suo nuovo papà.

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